Dopo due anni di assenza

In due anni sono cambiate tante cose e tante altre sono rimaste uguali.
Un giorno incontro in stazione un ragazzo di 37 anni. Parliamo del più e del meno è facciamo amicizia. Ci salutiamo e ognuno va per la sua strada. Dopo la chiacchierata mi fermo per qualche ora in stazione e guardo le decine di persone che salgono e scendono dal treno chiedendomi cosa pensano, chi amano, chi odiano. E nasce una sorta di gioco. Passano due ragazzi sulla ventina. Un ragazzo alto, leggermente stempiato, in giacca e cravatta, l'altro, più curato, in jeans e felpa con cappuccio. Parlano, ma sono lontano per capire che dicono. Allora mi immagino la loro conversione. Il ragazzo in giacca e cravatta parla del suo lavoro snervante e privo di sbocchi(probabile vista l'aria di uno che ormai si è rassegnato alla sua vita), capo inclinato, sorriso semi accennato, visibile stanchezza dovuta allo stress. L'altro, lo consola(ha l'aria di un bravo ragazzo, a cui non da fastidio sentire i problemi degli altri), retto, sorridente e accondiscendente. I due si dirigono verso le scale le scendono e li perdo di vista. Nel frattempo noto una mamma col suo piccolo frugoletto, timido, impacciato, attaccato alla gonna della madre manco fosse un mantello protettivo. Lei è giovane. Così, a occhio e croce, sembra avere una 30ina di anni. Messa in piega, completo da lavoro(camicia, giacca, gonna poco al di sopra del ginocchio), forse un hostess o una segretaria di qualche grande compagnia. Il bambino era ben vestito niente da dire. Salgono su un regionale che fa scali in piccoli paesi sperduti della provincia. La partenza dei treni mi emozionano sempre.
Le due ore passano in fretta e lascio la stazione con tante domande e tante emozioni.

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