Un colpo di spugna
Un giorno uno specialista mi
disse:” la depressione si può curare solo se cominci a volerti bene.”
Questo è il fulcro della
difficoltà: volersi bene.
Anni ed anni di continue
autovessazioni, non si possono cancellare con un colpo di spazzola. Ci vuole un
lavoro su se stessi lungo e laborioso. Non basta volersi bene, occorre anche
volerlo, cercando di autoconvicersi che è la cosa più giusta da fare. Ma non è
semplice.
Il buco nero che è la
depressione, risucchia ogni voglia di cambiamento, ogni azione diventa un’impresa
insormontabile.
Molti danno soluzioni pratiche
e semplicistiche, nemmeno fossero dei politici consumanti. Purtroppo soluzioni
semplici non c’è ne sono. Anzi. Sono complesse e impegnative. Provi in ogni
modo a superare quello scoglio ma, puntualmente, cadi. Cadi in quella che è la
bocca di Ade senza riuscire a risalire. Trovi ostacoli anche banali, che
chiunque riuscirebbe a superare, ma tu no, tu non riesci. Non vedi la luce al
di là del tunnel, vedi un buio infinito. Cammini a carponi dopo aver sbattuto
il muso su tutte le pareti di quel maledetto tunnel. Cadi, hai la faccia ormai
martoriata da quelle mazzate prese al buio.
Poi arrivi in fondo al tunnel
e trovi un muro. Un muro costellato dai tuoi sogni infranti, dalle lacrime mai
versate cristallizzate, dal dolore sordo che ti ha atterrato per tanti anni.
Diventi apatico, asociale. Ti chiudi in te stesso cercando refrigerio dal
calore che c’è fuori. O almeno è questo che pensi, che dietro a quel muro del
pianto ci sia l’inferno che quello dentro di te, al confronto, è il paradiso.
Molli, molli tutto, non trovi appigli che possano sorreggerti. La forza di
volontà non basta(perché è sempre più inconsistente). Fuggi da tutto e tutti.
Cerchi una via di scampo a una vita che non hai mai voluto, che in tutti i modi
hai tentato di eliminare.
E inizi a 12 anni ad avere
solo un pensiero fisso, che si assopisce, ma ritorna ogni volta più forte. Un
desiderio di morte e cerchi il sollievo nella fine.
Ti guardi indietro e vedi solo
desolazione, inquietudine, instabilità mentale. Vorresti che ogni giorno fosse
quello della fine, che non dovrai più lottare, non dovrai più cercare una
soluzione che non c’è, che non esiste. Ma niente. Un’altra alba si affaccia, un
altro giorno inizia. E i pensieri di morte, si susseguono senza sosta. Non vedi
vie di uscita praticabili. Ti arrendi, ma ogni giorno nasce, cresce e muore, ma
tu resti in uno stato di perenne ansia, di perenne inquietudine. La fine della
vita ti sembra sempre più lontana. Ogni giorno diventa una pietra che ti
sotterra ma non ti uccide. Quelle pietre che diventano macigni ad ogni anno che
passa. Sogni il cambiamento, ma ad ogni
passo avanti che fai, ne fai due indietro e ti ritrovi sempre al punto di
partenza.
Osservi la vita degli altri
dal buco della serratura perché non hai il coraggio di vivere la tua. Trovi
ogni scusa per non andare avanti per paura di tornare o rimanere al punto di
partenza.
Nessuno può capire come stai,
nessuno ha minimamente idea di come ti senti, di cosa stai provando. Dietro ad
un sorriso di circostanza, c’è un’immensa sofferenza che nessuno può capire, perché
non riesci a capirla nemmeno tu. Senti persone dire:”…reagisci…c’è la puoi fare
se lo vuoi…” questo è il punto: lo voglio? Voglio uscire da questo pantano? Non
lo so. Ci ho provato una infinità di volte, ma la caduta non ha reso la
rinascita facile. Anzi. Lo ha reso ogni volta più difficile.
Nulla a senso. Nemmeno i
sentimenti che gli altri provano. Trovi certe cose insensate, prive di
qualsivoglia valore aggiunto. Qualunque cosa deve avere un fine a prescindere
di quale esso sia.
Amare è uno di quei sentimenti
che non riesco a capire, ma soprattutto, a provare. Quella sensazione di
farfalle nello stomaco, pensare al bene di chi ami, la felicità di incontrare
una persona amata. Tutto bello, nella teoria, ma nella pratica, diventa un nonsense
infinito.
Vedi una madre che ama suo
figlio, ti fermi e ti chiedi: chi le lo fa fare? Incontri coppie per la strada
che si amano alla follia, li senti parlare di progetti futuri, ma tu non cogli
il senso di tutto ciò. Fare progetti con altre persone senza un vero tornaconto
personale, ti sembra incomprensibile. Non vedi altro che te stesso. Vedi la tua
vita vissuta a metà, con persone, a tuo giudizio, limitate o prepotentemente
superiori. Credono di saper tutto, credono che la tua sofferenza o apatia, sia
una fase, che una fase non è. Provi a farglielo capire, ma non capiscono,
pensano che tu stia esagerando. Forse è vero. Forse esagero. O forse no. Ma
sparare quattro fesserie e credere di riuscire a guarirti, quando nemmeno
professionisti del settore ci sono riusciti, è frustrante.
E’ frustrante non riuscire a
capire cosa io sia. Non riuscire ad avere una dimensione in questo immenso
universo.
Provare ad avere una
relazione(anche semplicemente amicale), diventa una forzatura, perché non
riesci a trovare il significato di ciò. Ti senti un alieno privo di
qualsivoglia sentimento. Vorresti provare quei sentimenti almeno una volta
nella vita, per capire cosa vuol dire. Fai notare ad un professionista che
questa tua inquietudine, deriva proprio da questo, dalla difficoltà(e in alcuni
casi addirittura dall’impossibilità) di provare questi sentimenti e la sua risposta
è:”…è normale…”Normale? Allora perché a me sembra sbagliato essere egocentrico
e sociopatico? Tutto ti urta. Una carezza, un bacio, un abbraccio. Ti senti
falso. Ti senti come se stessi truffando l’altra persona. Questi gesti
diventano una semplice appendice positiva che, comunque, non aggiungono nulla
al contesto.
Quella sensazione odiosa di
essere diverso. Diverso in negativo. Voler essere al centro dell’attenzione a
prescindere dai problemi che hanno gli altri. Perché non te ne frega nulla del
prossimo se non per un tornaconto personale.
Voler bene a una persona, non
porta nulla in saccoccia, quindi si può evitare. Si possono evitare i
sentimenti positivi perché, alla fine, sono effimeri, impalpabili. Che la
depressione possa nascere da questa incapacità di provare sentimenti positivi,
è possibile. Forse è questo il problema. Provare quei sentimenti possono far cambiare
la rotta alla tua ego. Psicofarmaci e terapia, possono essere un aiuto, ma non
possono creare dal nulla sentimenti mai provati. Ti dicono che prima o poi li
proverai. Ne dubito fortemente. Amare è qualcosa di innato, non puoi darlo e
riceverlo da chi non lo ha mai provato.
Il punto fondamentale è
questo, non riuscire ad amare, non riuscire ad essere empatico(se non in
determinate circostanze), a non vedere le persone per quello che sono e non per
quello che possono darti a livello fisico.
Vedere le persone come tali e
non come opportunità vantaggiose. Un amico, credo, sia questo. Una persona a cui
voler bene nonostante tutto, anche se non può darti nulla a parte tanto amore.
Un po’ come un compagno.
Ma come fare a provare
qualcosa del genere, se non è scritto nel proprio DNA? Come fai a considerare
una persona esulando dal proprio tornaconto personale?
Sentirsi depresso perché non
provi certi sentimenti, nonostante li vorresti provare, è decisamente
inquietante. Sembra di vivere una vita non tua. Sembra che ciò che fai sia
sbagliato, ma nonostante questo, le fai e con convinzione. Quando vedi persone migliori
di te cadere, diventi sadico e godi della loro caduta e ti incattivisci quando
quelle persone riescono a rialzarsi. Perché pensi a quanto ci hai provato nella
vita a rialzarti e a non riuscirci o quanto meno a riuscirci con fatica. Le
disgrazie hanno origini da questa incapacità di amarsi e di amare. Un qualcosa
che non si può insegnare. E’ un qualcosa di innato. Sicuramente molto è dovuto
da chi ti ha circondato da piccolo, ma molto dipende anche da te. Se non riesci
ad amare, non può dipendere solo da questo, ma è qualcosa dentro di te che
manca. Un esempio banale è quello di una persona maltrattata fin da piccolo che
riesce a farsi una famiglia e di dare amore infinito ai propri figli incondizionatamente.
Ma rimane innegabile che un qualche sentimento tu lo abbia anche se sepolto da
mille soprusi ed abusi.
Non lo so. Sono ormai oltre 30
anni che cerco di capire cosa non vada in me. Forse tutto o forse nulla. Ma
questa inquietudine unita ad un ego smisurato, rende la comprensione di me
stesso difficile.
Ogni giorno speri sia l’ultimo
perché non hai nulla da spartire con gli altri. Non riesci a rapportarti con il
prossimo, se non per avere favori. Vorresti fosse l’ultimo giorno anche perché non
vedi futuro in una vita vissuta così, senza amici e senza amore. Perché,
purtroppo, devi avere amici che ti sostengono nel momento del bisogno, hai
bisogno di amare ed essere amato, per poter capire che non tutto deve tradursi
in un asettico dare avere equilibrato. Per lo meno è questo che si evince dalle
persone che quei sentimenti li provano.
Onestamente dopo queste 1475
parole, ancora non riesco a capire da cosa dipenda questa sensazione di
chiusura al mondo. Quando ti manca l’amore, ti manca tutto. Soprattutto se non
riesci a provarlo nemmeno per te stesso.
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